La peritonite infettiva felina è la malattia più temuta dai proprietari di gatti e ancor più dagli allevatori perché per quanto si faccia per prevenirla potrebbe colpire da un momento all'altro un cucciolo da poco affidato ad una nuova famiglia.
Ad oggi ancora non si è ben capito il meccanismo per cui nell'organismo di alcuni gatti un virus comunemente presente nell'intestino della stragrande maggioranza di essi, il corona virus enterico, che causa qualche occasionale fenomeno di vomito e diarrea, muta in una forma molto più aggressiva e virulenta. Una volta mutato (le ultime ricerche ipotizzano addirittura l'esistenza di un altro corona virus che nasce già virulento) migra negli organi interni danneggiandoli e causando la morte pressoché certa del suo ospite.
Il corona virus è contagioso, mentre il virus che causa la FIP non lo è assolutamente, quindi un gatto con FIP conclamata non può trasmetterla ai gatti con cui convive (ma può trasmettere il corona virus).
Nonostante la grande diffusione del corona virus (nelle grandi colonie lo contrae dal 75% al 90% dei soggetti) solo l'8-12% dei gatti positivi ad esso si ammalano di FIP.
Da queste premesse si evince che una delle variabili sull'incidenza della FIP è proprio la numerosità dei gruppi: più un gruppo è numeroso, più probabilità ci sono di avere qualche caso di FIP poiché la concentrazione virale ambientale del corona è molto alta.
Il corona virus si diffonde soprattutto tramite feci, urina e secrezioni quindi l'altra variabile su cui è possibile intervenire è l'igiene degli ambienti e delle lettiere.
Le altre variabili sembrano essere legate alla predisposizione di alcune razze (bengala, abissini, himalaiani, birmani, rex e ragdoll le più colpite) o ad alcune linee di sangue, quindi forse alla risposta del sistema immunitario che riesce a contrastare la virulenza del virus.
Anche il fattore età è fondamentale infatti la maggiore incidenza di morte per FIP si verifica nei gatti giovani, perlopiù tra i 4 e i 16 mesi di età, oppure nei gatti molto anziani.
Altra componente da non sottovalutare, ma che anzi sembra essere scatenante, è il fattore stress: spesso la FIP segue un cambiamento di abitudini alimentari troppo repentino, un cambio di casa, un intervento chirurgico, una vaccinazione fatta al momento sbagliato, ovvero quando il gatto è già immunodepresso per altri motivi.
Con un esame delle feci è possibile verificare se un gatto ha il corona virus, ma il test è poco attendibile poiché un gatto potrebbe anche ospitare il virus ma non espellerlo con le feci nel momento in cui viene testato ed iniziare ad espellerlo subito dopo. Per questo motivo noi non testiamo i nostri gatti poiché siamo consapevoli che il virus, che ha una grandissima resistenza, potrebbe entrare in casa anche semplicemente portato dalle scarpe di una persona, dai nostri cani, dai gatti provenienti da un altro allevamento che vengono in monta da noi... Non vogliamo illudere gli acquirenti dicendo che il nostro è un allevamento completamente libero dal corona virus perché siamo più che convinti del fatto che ciò sia praticamente impossibile; solo chi ha un gatto o al massimo due, può effettivamente affermare di avere gatti liberi dal corona, ma solo se prima di introdurli in casa ha effettuato il test sul sangue per verificare che effettivamente MAI il corona virus sia entrato nell'organismo di quei gatti.
Ciò che invece noi facciamo è tenere le difese immunitarie dei nostri gatti più alte possibile nutrendoli nel modo più adatto a loro (dieta BARF) e somministrando determinati integratori ad hoc, pulire gli ambienti e le lettiere con detergenti che sono in grado di neutralizzare il corona virus, mantenere una bassa concentrazione di soggetti conviventi e quindi un basso livello di stress.
Conosco allevatori di tutto rispetto che nonostante adottino tutte le misure precauzionali possibili hanno avuto casi di cuccioli morti di FIP (in misura minore dell'1%) e davanti a ciò non ci sono spiegazioni.
Purtroppo la ricerca ancora non ha saputo dare tutte le risposte al motivo per cui succede ciò né, tanto meno, è riuscita a creare un vaccino. Negli ultimi anni fortunatamente l’utilizzo di un farmaco specifico contro la FIP sta dando moltissimi risultati nella cura e guarigione dei gatti colpiti da questa malattia; purtroppo la cura non è ancora disponibile in Italia ed molto molto costosa.